31 lug 2009

Conversione ed ampliamento di un antico palmento alle pendici dell'Etna


















ARCHITETTURA CONTEMPORANEA SICILIANA TRA TRADIZIONE ED INNOVAZIONE
Vorremmo pubblicare più spesso post come questo. Abbiamo scritto molto su come l'architettura cotemporanea di qualità possa e debba essere l'unico strumento per valorizzare e rinnovare il territorio siciliano. Abbiamo scritto anche di come ciò possa avvenire nel pieno e totale rispetto del patrimonio storico architettonico locale e dei valori etno-antropologici che molti fabbricati antichi conservano come testimonianza del passato sui modi dell'abitare e del produrre. Forse abbiamo scritto poco su come alcuni interventi di nuovi edifici, in un comodo quanto assurdo stile "finto-antico" (non certo progettati da architetti) abbiano umiliato ed offeso il nostro territorio e l'architettura del passato in vero "stile siciliano" . Altre volte abbiamo parlato di "ampliamento" di edifici storici o "accostamento" agli stessi di nuovi corpi di fabbrica contemporanei (vedi post "ampli.... ", "Architettura alpina moderna o tradizionale" "Ampliamento=accostamento, progettare o duplicare", etc.), anche su questi temi il progetto in esame è assolutamente centrato in quanto il progettista non cade nella tentazione di "imitare" le forme del fabbricato originario ma si concentra ad esaltare le differenze (che devono esserci) tra due linguaggi diversi frutto di due epoche diverse. Ciò genera un dialogo in cui tutte le parti ne risultano arricchite.
L'intervento su un antico palmento rappresenta in modo esemplare la tesi secondo cui un approccio contemporaneo può, nel rispetto dei significati del luogo e dell'edificio, rinnovare i valori intriseci dello stesso legati alla sua storia accrescendone l'identità con il territorio, in questo caso etneo. Per questi motivi abbiamo riportato in esteso la descrizione del progetto così come fornita dall'autore, l'Architetto Giuseppe Fisichella.
per visualizzare la descrizione dettagliata del progetto clicca sul titolo

"In una zona collinare alle pendici del vulcano Etna, un palmento ottocentesco in pietra lavica dal solido volume regolare. Il manufatto edilizio misura 170 mq circa e ricade in un'area sottoposta a vincolo conservativo. Struttura finalizzata alla produzione del vino, testimonia la ricca presenza di costruzioni rurali in un territorio votato alla coltivazione della vite. L' architettura non è solo quella dell'abitare, ma anche quella del produrre. Pochi cedimenti all'ornamento e massimo utilizzo di superfici e volumi. L'intervento di conversione ed ampliamento si propone di recuperare l'esistente con un approccio di tipo filologico, nell'ottica di un cambio di destinazione d'uso verso un utilizzo residenziale e di ampliare l'edificio preesistente con un approccio di addizione, di chiara lettura contemporanea. Il progetto, rispettoso nei confronti dell'idea di forza che la struttura ancora riesce a trasmettere per la sua ingegnosità primitiva, manifesta consapevolezza per la perdita di un significato funzionale che deve lasciare posto ad un ciclo di vita nuovo. L'ambizione e tuttavia quella di riconciliare passato e presente condividendo la vocazione all'organicità. Il confronto con la forte tipicizzazione dell'esistente pone una problematica di dialogo e di integrazione con la parte aggiunta, risolta con un linguaggio diretto ma non antitetico. A rischio di conferire un aspetto eccessivamente 'preciso e pulito', il processo progettuale ricerca una forma pura e perfetta. In opposizione ai vincoli obsoleti trasmessi dal panorama edilizio attuale, viene proposta una nuova visione del costruito, rivendicando il diritto di sperimentare sulle forme e di lavorare, sviluppandoli, su modelli e prototipi dell'architettura contemporanea. Focalizzando l'attenzione sul rapporto fra oggetto ed utente, la tecnologia viene umanizzata, resa accattivante e sensuale con una matrice dialettica orientata verso la semplificazione delle forme, il piacere della materia, la capacità di seduzione del minimum. Fra gli obbiettivi salienti del programma, l'ambizione di utilizzare anche un linguaggio tecnologico alternativo a quello tradizionale, valorizzando il dialogo sinergico fra l'ambiente domestico e natura circostante. L'involucro edilizio di questa struttura è caratterizzato da un rivestimento realizzato con un dogato di legno montato con elementi tecnologici a scomparsa ed assemblato in modo da enfatizzarne la pulizia del volume. Architetto G. Fisichella "






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