14 mag 2012

Buzescu....oltre la sfera del kitsch

Al peggio non c'e' mai fine. Si puo' andare a volte oltre le brutture che caratterizzano certe nostre realta'. Marmo rosa, piastrelle nero liquirizia, calcestruzzo, metalli nobili, deliziose colonne, ferri di cavallo enormi, il simbolo dei dollari come lampada da soffitto. Siamo a Buzescu in Romania, regno dei Rom. Forme mai viste si affollano ai due lati della strada; al centro delle pareti della casa si ergono capitelli variopinti quasi senza colonne. Ma la moda svanisce presto: schiacciate contro i finestrini dell’autobus, si riflettono ora a specchio le facciate degli antichi tetti delle pagode. La strada principale del paese ricorda una passerella. Tutto è sempre in movimento, anche le automobili che viaggiano vicino a noi. Uomini che lavorano tra mucchi di sabbia, betoniere, e impalcature improvvisate. Ogni possessore di un palazzo e anche il suo costruttore. Gli spunti estetici per i palazzi, sino al più piccolo particolare, provengono dagli edifici amministrativi della città vicina, Alexandria: le statue in gesso, che si ritrovano anche nell’enorme palazzo del dittatore. L’architettura dei palazzi, sarebbe un mezzo per mostrare questa identità. «È già singolare che i terreni più costosi e le costruzioni stanno sulla strada principale. Queste case servono solo alla rappresentazione». Un’architettura rappresentativa, quindi. In pratica come quella del palazzo di Ceusescu o quella degli edifici delle banche dell’Europa dell’est. Tra i rom, ci sono pareri contrastanti sulla questione dell’identità. I palazzi sarebbero «ancora una volta uno stereotipo della società bianca sugli zingari», così dice un’importante antropologa rom. Si tratta di un fenomeno marginale, che non avrebbe nulla a che fare con la vera identità e la forte povertà dei rom. Ma Celac vede nelle costruzioni di Buzescu la nascita di un movimento architettonico innovativo: «Il loro stile è come un’improvvisazione musicale. Si perde la libertà, quando si cerca di vederci regole e istituzioni».  Intanto, esiste uno studio di architettura gadje (che significa non-rom), che imita questo stile-collage. Maledetti architetti direbbe qualcuno

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